Le persone di successo fanno cose molto simili, pur non sapendo dell’esistenza l’uno dell’altra.
Ma anche chi il successo non lo raggiunge trova scuse molto simili... vediamole insieme.
Tutte le epoche sono uguali: è una affermazione che mi è capitato di sentire diversi anni fa e da cui ho preso spunto per scrivere questo articolo. Se questa affermazione è vera, allora anche le dinamiche che limitano il successo, o che lo favoriscono, sono uguali. Di fatto pare che Socrate, il famoso filosofo greco, già all’epoca si lamentasse di cose che avvenivano nella società di allora e che ritroviamo anche oggi, come ad esempio i giovani che non vogliono lavorare, o che pensano tutti a fare la bella vita. Forse tutto questo è possibile, perché indipendentemente dall’epoca, gli esseri umani sono sempre gli stessi, almeno a livello comportamentale. Cambia di sicuro il contesto, una volta si andava in giro con la carrozza e i cavalli, oggi invece andiamo con automobili di vario tipo. Questo ragionamento mi ha portato a ripensare ad uno dei miei libri preferiti che probabilmente, se hai frequentato un mio corso o letto qualche mio articolo, avrai certamente sentito nominare. Sto parlando infatti, di uno dei libri di crescita personale più venduto al mondo, a tutt’oggi e a distanza di 81 anni dalla sua uscita. Sto parlando di ‘Think and grow rich’, che possiamo tradurre ‘Pensa e arricchisci te stesso’, di Napoleon Hill.
Trovare un minimo comune denominatore
Questo incredibile scrittore fu incaricato da Dale Carnegie, magnate dell’epoca e milionario fattosi totalmente da solo, di studiare per vent’anni le persone che avevano avuto successo, per trovare quali fosse gli elementi distintivi di ciascuno, cercando di trovare allo stesso tempo un comune denominatore. Ovviamente il titolo è metaforico, non significa quindi diventare per forza ricchi economicamente, ma crescere come individui, e avere successo, qualunque sia il significato che ognuno dà a questa parola. Perché si, le persone di successo fanno cose molto simili, pur non sapendo dell’esistenza l’uno dell’altra. Uno dei capitoli finali di questo libro, che consiglio sempre di leggere, è dedicato alle 55 scuse degli esseri umani che impediscono loro di raggiungere il successo. Leggendole si ha proprio l’impressione che l’idea che ‘ogni epoca ha dinamiche uguali’ è proprio vera. Se le persone che hanno successo fanno cose simili quando ottengono risultati, anche chi il successo non lo raggiunge trova scuse molto simili. Alcune di queste scuse sono parzialmente vere, ma come recita Hill nel libro, “non si possono usare le scuse per fare i soldi, o avere successo. Il mondo vuole solo i fatti: hai avuto o stai avendo successo?”.
Ecco quindi quali sono le famose cinquantacinque scuse, o se preferisci i cinquantacinque ‘se’.
Se non avessi una moglie e una famiglia.
Se avessi abbastanza agganci o raccomandazioni.
Se avessi i soldi.
Se avessi avuto una buona istruzione.
Se potessi trovare un lavoro.
Se avessi la salute.
Se solo avessi tempo.
Se i tempi fossero migliori.
Se gli altri mi capissero.
Se le condizioni attorno a me fossero diverse.
Se potessi rivivere la mia vita.
Se non avessi paura di quello che potrebbero dire gli altri.
Se mi avessero offerto una possibilità.
Se avessi adesso un’occasione.
Se gli altri non ce l’avessero con me.
Se non vi fosse nulla a fermarmi.
Se solo fossi più giovane.
Se solo potessi fare ciò che voglio.
Se fossi nato ricco.
Se potessi incontrare le persone ‘giuste’.
Se avessi il talento che ha qualcuno.
Se osassi impormi.
Se solo avessi colto le occasioni passate.
Se la gente non mi desse sui nervi.
Se non dovessi badare ai bambini e tenere pulita la casa.
Se potessi risparmiare un po’ di denaro.
Se il capo mi apprezzasse.
Se solo avessi qualcuno che mi aiutasse.
Se la mia famiglia mi comprendesse.
Se vivessi in una grande città.
Se solo potessi iniziare.
Se fossi libero.
Se avessi il carattere e la personalità di certuni.
Se non fossi così grasso/grassa.
Se i miei talenti venissero riconosciuti.
Se solo avessi fortuna.
Se potessi ripianare i debiti.
Se non avessi fallito.
Se solo avessi saputo come.
Se non avessi avuto tutti contro.
Se non avessi tante preoccupazioni.
Se potessi sposare la persona giusta.
Se la gente non fosse tanto stupida.
Se la mia famiglia non fosse così bizzarra. Se fossi sicuro di me.
Se non fossi sfortunato.
Se non fossi nato sotto la stella sbagliata.
Se non fosse vero che ‘quanto dev’essere sarà’.
Se non dovessi lavorare così duramente.
Se non avessi perso i miei soldi.
Se avessi vicini diversi.
Se non avessi un ‘passato’.
Se solo avessi un lavoro indipendente.
Se gli altri mi ascoltassero.
Se (e questo è il più grave) avessi il coraggio di vedermi per quello che sono davvero, scoprirei cosa c’è di sbagliato in me e riuscirei a modificarlo. Allora saprei trarre vantaggio dai miei errori e imparerei qualcosa dall’esperienza degli altri, perché sono sicuro che c’è qualcosa di sbagliato in me, altrimenti mi troverei dove vorrei essere se avessi dedicato più tempo ad analizzare i miei difetti e le mie debolezze, e passerei meno tempo a costruirmi degli alibi.
Le scuse sono pericolose
Alcune di queste affermazioni possono sembrare ripetitive, ma la verità e che nel cercare di costruirci alibi siamo molto creativi, e questo ci porta a dare nomi diversi alle scuse che accampiamo. Le scuse sono pericolose, sabotano i sogni e i desideri, impedendo di realizzarli. Ma quello che le rende ancora più dannose, è che sono dei veri e propri ‘auto-inganni’. Prendiamo ad esempio l’ultimo punto: se avessi il coraggio di vedermi per quello che sono davvero. È di fatto la spiegazione al perché accampiamo scuse e ci auto-inganniamo: non abbiamo fiducia in noi stessi e per questo ci costruiamo da soli degli ostacoli, mettendo tutta l’energia possibile per dimostrare che esistono, invece di impegnarci al massimo per raggiungere i nostri obiettivi. Sempre secondo Napoleon Hill, e io sono d’accordo, i pensieri sono ‘cose’. Nel mondo della formazione si racconta spesso la massima di Walt Disney, che recita: “se lo puoi immaginare, lo puoi creare”. In fondo se ci pensi, è cominciato tutto con un topolino. Ciò che la mente può concepire può anche realizzare, ma se siamo i primi a trovare i difetti, le criticità, e soprattutto le scuse che ci impediscono di raggiungere i nostri obiettivi, difficilmente ce la faremo. Vorrei evitare di essere frainteso. È giusto avere dei dubbi su se stessi, sulle proprie capacità, altrimenti smetteremmo di migliorare e di crescere, e anche nei progetti che affrontiamo va bene essere critici e ricevere soprattutto critiche che ci permettono di migliorare. Ma le scuse non portano mai a nulla di buono. Sono bloccanti, non ci fanno andare né avanti né indietro.
Conclusioni
Per concludere, voglio raccontare questo aneddoto che mi ricordo ancora oggi, e sono passati più di 20 anni da quando mi trovavo a svolgere il servizio di leva nei paracadutisti. Il mio comandante mi chiese di passargli un ufficiale del comando al telefono e io dopo vari tentativi, non riuscivo a mettermi in contatto con lui e sentendomi sconfitto, andai da lui portando a giustificazione alcune scuse. Dopo un po’ che parlavo mi disse: “e invece di trovare una soluzione, sei venuto a scusarti?”. Ecco, l’essenza di questo articolo è questa. Si dice sempre che invece del problema, bisogna focalizzarsi sulla soluzione. Ancora più importante è concentrarsi sulle soluzioni, invece che sulle scuse.
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