Quello che vedi in questa foto, è mio figlio Gabriele di 2 anni e 4 mesi. Sta facendo il bagnetto della sera, e mi sta indicando dove è volato via il palloncino, che fino a pochi minuti prima teneva nella sua mano.
Ti sembrerà un post un po' diverso dal solito, ma credimi, se leggerai fino alla fine ti renderai conto di come la storia legata a Gabriele e il suo palloncino, riguardi anche te.
Tutto è cominciato qualche ora prima che scattassi questa foto.
Con Martina, la mamma di Gabriele e Davide, di solo un mese, siamo stati in un negozio di giocattoli, dove spesso andiamo, anche senza comprare nulla. A Gabriele infatti, piace anche solo provare i giochi e non fa molte storie se usciamo senza nessun acquisto.
Lui non si era accorto dei palloncini, ma io ne ho presi due, entrambi di colore verde e ne ho legato uno su ogni passeggino che avevamo. Erano quelli pieni di Elio, che vanno in alto, e mi piaceva l' idea di avere un palloncino legato al passeggino dei miei bambini, quasi come fosse un modo di segnalare la nostra presenza.
Gabriele, una volta realizzato che c'era palloncino sul suo passeggino, ha cominciato a tirarlo giù e se l'è tenuto stretto stretto fino a casa, senza lasciarlo mai.
Quando siamo arrivati nel nostro giardino, gli ho mostrato che se avesse lasciato la cordicella che era nella sua mano, il palloncino sarebbe andato verso l'alto e gli ho spiegato che non sarebbe più tornato indietro. Ho fatto si che lo lasciasse andare un paio di volte, per poi prenderlo io al volo, facendogli capire nuovamente e il meglio possibile, che se lo avesse lasciato sarebbe andato verso il cielo e non lo avremmo più afferrato.
Lui mi disse di aver capito, e voleva vederlo andare via, così mi convinsi e glielo lasciai fare, anche se a me un po' spiaceva dover vedere quel palloncino andare via. Così Gabriele ha aperto la mano e abbiamo guardato piano piano il palloncino andare via, e lui appena visto che il palloncino non si poteva più afferrare, ha cominciato a piangere, lasciandomi spiazzato, perché ero certo che la spiegazione di quali fosse le conseguenze del suo gesto, fosse stata chiara, eppure ha cominciato un lungo pianto disperato.
Avevamo un secondo palloncino, e nuovamente gli ho spiegato come la prima volta, cosa sarebbe successo, se avesse lasciato andare anche questo palloncino. Ma ovviamente, era più forte la voglia di vederlo levarsi ne cielo, che quella di tenerlo li, e così anche questa volta lo lasciò andare, e poco dopo, stesso copione di prima e cioè un lungo pianto disperato.
Mi è venuto in contro abbracciandomi forte, e piangendo sulla mia spalla ricordandomi di quando molti anni fa anche se più grande, feci la stessa cosa con mio padre, e così anche io l' ho stretto forte e gli ho detto alcune parole per rassicurarlo, e poco dopo, per calmarlo, siamo andati a fare il bagnetto che a lui piace tanto e qui, la storia finisce, ma non gli insegnamenti che quanto successo mi ha portato, in particolare uno.
La felicità è spesso nelle nostre mani, e a volte non ce ne rendiamo conto lasciandola volare via, capendo solo poco dopo aver aperto la mano e vedendola lentamente allontanarsi, di quanto fosse importante per noi.
Grazie per aver letto fino a qui e alla prossima!
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